Wednesday, Jan 05

CERTIFICAZIONE RESIDUO ZERO vs BIOLOGICA: MINACCIA OPPURE OPPORTUNITA’?

certificazione residuo zero vs bio

CERTIFICAZIONE BIOLOGICA: LA STORIA ED IL FUTURO

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La certificazione biologica, per come noi la conosciamo oggi, fonda le sue radici in un’idea futuristica (Biologico 1.0) che videro le connessioni tra il nostro stile di vita, il cibo che mangiamo, il modo in cui produciamo questo stesso cibo, la nostra salute e quella del pianeta. I movimenti indigeni in America Latina, Giappone e India, ad esempio, riconoscevano anche il valore della diversità biologica e culturale

Un movimento del biologico comune (che possiamo definire quelle delle norme e procedure Biologico 2.0) emerse nei primi anni ’70 con la fondazione, per mano di diverse organizzazioni e individui di riferimento, di IFOAM – Organics International nel 1972, allo scopo di rappresentare al meglio gli interessi di questo modo di pensare al cibo e all’agricoltura. Gli standard del biologico, le ispezioni di controllo e le certificazioni si sono guadagnati la fiducia dei consumatori e dei decisori politici.¹ Si è registrata una rapida crescita nell’area dei terreni coltivati a biologico certificato (circa 78 milioni di ettari in 170 Paesi nel mondo nel 2013) e nel valore di mercato dei prodotti alimentari biologici (72 miliardi di $ in tutto il mondo nel 2013).²

Il biologico 3.0 ha l’obbiettivo è di consentire un’adozione diffusa di sistemi agricoli e mercati realmente sostenibili, basati sui principi dell’agricoltura biologica e permeati da una cultura dell’innovazione, del progressivo miglioramento verso pratiche migliori, dell’integrità e trasparenza, della collaborazione inclusiva, dei sistemi olistici e della determinazione dei prezzi basata su costi reali.

La strategia per il Biologico 3.0 include sei caratteristiche/punti principali, che promuovono in maniera coerente la diversità alla base del biologico e riconoscono che non esiste un approccio unico valido per tutti:

  • Una cultura dell’innovazione, per incoraggiare una maggiore conversione degli agricoltori, l’adozione delle pratiche migliori e, in generale, per aumentare la produttività e la qualità;
  • Continuo miglioramento verso le buone pratiche, a livello locale e regionale;
  • Diversi modi di garantire integrità e trasparenza, per ampliare l’adozione dell’agricoltura biologica oltre la garanzia e la certificazione di terza parte;
  • Inclusione di criteri di sostenibilità più ampi, attraverso alleanze con le organizzazioni che hanno approcci complementari ai sistemi alimentari e agricoli realmente sostenibili;
  • Legittimazione olistica dal campo al prodotto finito, riconoscendo l’interdipendenza e le vere partnership esistenti lungo le catene di valore così come a livello territoriale;
  • Valore reale e determinazione di un prezzo equo, per internalizzare i costi

 

COSA E’ LA CERTIFICAZIONE RESIDUO ZERO?

Facciamo il punto della situazione (3)

  • Con l’espressione “Residuo zero” ci si riferisce al residuo di prodotti chimici sulla frutta e la verdura (e prodotti trasformati) che compri abitualmente al supermercato.
  • Nel settore agricolo integrato (che tende a ridurre l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi ed è a basso impatto ambientale) o convenzionale (che utilizza prodotti chimici per la difesa e la concimazione della terra) è consentito l’utilizzo di tutti o gran parte dei prodotti chimici autorizzati. Quando i prodotti sono a residuo zero, l’unico obbligo che ha l’agricoltore è quello di dover sospendere i trattamenti con prodotti chimici alle piante, con un certo anticipo rispetto alla raccolta, in modo che i prodotti chimici non siano rintracciabili all’interno della frutta o della verdura trattate.
  • Molti consumatori potrebbero essere indotti in errore, pensando che la definizione “a residuo zero” garantisca assenza totale di pesticidi e prodotti chimici, ma non è così. Un prodotto a residuo zero, non contiene residui di pesticidi, anche se per coltivarlo ne sono stati usati diversi. Un prodotto biologico al contrario non li contiene perché per produrlo non ne sono stati proprio usati.
  • Oggi, oltre il 75% dei consumatori afferma di essere più propenso ad acquistare da un’azienda che conosce il suo nome così come il suo storico degli acquisti e i suoi gusti. Pertanto poter “raccontare” al cliente la storia del prodotto è un fattore essenziale per il produttore se vuole stare sul mercato
  • Oggi sta crescendo l’interesse per il residuo zero tra le aziende ortofrutticole e in GDO: lo testimonia il fatto che da tempo alcune organizzazioni offrono un servizio di certificazione per le imprese che si sono poste l’obiettivo di commercializzare prodotti vegetali con queste caratteristiche.
  • Le aziende convenzionali sono sempre più orientate verso il residuo zero certificato, elemento che ne sottolinea la precondizione per poter spendere questo importante valore aggiunto in comunicazione.

 

Lascio al lettore alcune domande che secondo me ha una riposta unica..Cioè non corretta informazione nei casi estremi per il consumatore finale…

  • Cosa succederà, quindi, sullo scaffale e nella mente dei consumatori quando il prodotto bio si confronterà con il prodotto a residuo zero certificato?
  • In un’unione Europea dove si parla sempre più di “sostenibilità Ambientale e Sociale” quale sarà il peso e l’importanza data alle due certificazioni? Quale sarà il peso della Certificazione Biologica che è “nata con lo scopo della sostenibilità nell’ Agricoltura” e la Certificazione “Residuo Zero” che è fondamentalmente nata per motivi Commerciali per la GDO?
  • E’ un ‘opportunità per le Coltivazioni Convenzionali ?

 

Le strategie e gli obiettivi per il 2030 dell’Unione Europea sono stati delineati nel documento “From farm to fork” e sono estremamente chiari.

  • L’uso di pesticidi in agricoltura contribuisce all’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria. La Commissione si adopererà per ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici e più pericolosi.
  • L’eccesso di nutrienti nell’ambiente è una delle principali fonti di inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua, impatto negativo sulla biodiversità e sul clima. La Commissione si adopererà per ridurre le perdite di nutrienti di almeno il 50%, garantendo nel contempo l’assenza di deterioramento della fertilità del suolo e ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20% di sostanze chimiche.
  • L’agricoltura biologica è una pratica rispettosa dell’ambiente che deve essere ulteriormente sviluppata. La Commissione aiuterà il settore dell’agricoltura biologica dell’UE a crescere, con l’obiettivo di utilizzare il 25% del totale dei terreni agricoli per l’agricoltura biologica entro il 2030.
    Pertanto la “Certificazione Residuo Zero” può essere un valido modello per poter soddisfare almeno il primo punto degli obbiettivi sopra riportati. Il problema (se tale è) e che molti enti di Certificazione, essendo una Certificazione ancora NON NORMATA anche se su base volontaria, si creano i loro disciplinari. A mio parere molto ben fatti quelli degli Enti di Certificazione Bioagricert (dove definisce due step, la certificazione “Residuo Zero Controllata” dove si riduce del 50% i valori dei fitofarmaci ammessi rispetto al valore massimo di legge, ed il “Residuo Zero” dove si accettano prodotti solo con valori di fitofarmaci inferiori a 0.01 mg/kg che è il valore ammesso nel biologico) oppure quello dell’ente di Certificazione CCPB.

 

CONCLUSIONI

Analizzando il contesto nel quale queste certificazioni sono applicate (prodotti Alimentari, pertanto in ottemperanza anche al Reg CE 1169/11 per le indicazioni delle informazioni in etichetta) si rischia, se non opportunatamente monitorato e verificato dall’autorità di controllo, di avere delle informazioni non chiare e/o ingannevoli (nei casi estremi) verso un cliente medio che non sa magari la sostanziale differenza tra prodotti biologici e residuo zero

  • Prodotti Biologici: Nati da ideali esplicitati anche nelle norme di riferimento. In merito a sostenibilità Ambientale (divieto uso fitofarmaci, regolamentazione specifica di ammendanti /concimi/fertilizzanti) e sociale, soggetto a controllo di Autorità di Controllo come previsto dal Reg CE 834/07 e Reg CE 889/08
  • Prodotti Residuo Zero: Nati da un concetto/obbiettivi commerciali da parte della GDO/associazioni di categoria realizzate per la valorizzazione di prodotti convenzionali che s’impegnano a traguardare “standard maggiori” rispetto al dovuto per legge (n genere limite massimo amesso per i fitofarmaci 0.01 mg/kg). Non dà indicazioni/direttive in merito a fertilizzanti/Concimi/ammendanti come il bio, ma soprattutto non è soggetto direttamente ai controlli delle Autorità di controllo come previsto dal Reg CE 834/07 e Reg CE 889/08 per le aziende biologiche

E’ anche vero però, che la Certificazione Residuo Zero:ù

  • E’ SICURAMENTE un Vantaggio per tutta la comunità rispetto a produzioni agricole Convenzionali non controllate, in quanto soggetto a Controlli di un ente Terzo che ha la sua responsabilità nell’emettere la conformità al disciplinare da loro emesso.
  • PUO’ ESSERE l’anticamera alla certificazione Biologica per le aziende agricole/trasformazione che una volta capito/appurato il vantaggio di una maggiore sostenibilità ambientale/produttiva, vogliano completare il percorso di conversione.

IBS di S. Intiglietta, supporta le aziende interessate in termini di analisi del contesto aziendale, valutazione del rischio (sicurezza alimentare e sul lavoro), realizzazione piani di autocontrollo, certificazioni di Qualità e di prodotto

BIBLIOGRAFIA

1. Huber, B., Schmid, O. e Napo-Bitantem, G. (2015): Standard e normative. In: Willer, H. e Lernoud, J. (Eds.). ‘The World of Organic Agriculture. Statistics and Emerging Trends 2015.’ (‘Il mondo dell’Agricoltura biologica. Statistiche e tendenze emergenti 2015.’) Report di FIBL-IFOAM, Frick e Bonn. Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica (FiBL), Frick e IFOAM – Organics International, Bonn, p.126-133.
2. Willer, H. e Lernoud, J. (Eds.) (2015): ‘The World of Organic Agriculture. Statistics and Emerging Trends 2015.’ (‘Il mondo dell’Agricoltura biologica. Statistiche e tendenze emergenti 2015.’) Report di FIBL-IFOAM, Frick e Bonn.
3. Suolo e Salute/www.ruminantia.it

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Dott. Salvatore Intiglietta

Dott. Salvatore Intiglietta

Dottore in Chimica, Consulente dei processi produttivi aziendali nel settore alimentare, Auditor della qualità e sicurezza del lavoro, CEO di ibs intiglietta

Laureato in chimica «vecchio Ordinamento» nel 2000 a Padova, ho lavorato diversi anni nel settore del Controllo Qualità ed Assicurazione Qualità per Aziende Chimiche, strumentazione di Analisi e come Coordinatore di laboratori Accreditati ISO 17025. Ho lavorato diversi anni come Responsabile Controlli di Filiera Agroalimentare per un Grande Distributore di Prodotti Alimentari Biologici Italiano, con sviluppo progetti in Italia ed all’estero.

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